Coaching In Transition
“Adesso cosa cambia, come mi coinvolge questo cambiamento?” “E ora che è successo, cosa succede?” “Cos’è la cosa più giusta da fare?”
“Adesso cosa cambia, come mi coinvolge questo cambiamento?” “E ora che è successo, cosa succede?” “Cos’è la cosa più giusta da fare?”
“Adesso cosa cambia, come mi coinvolge questo cambiamento?”
“E ora che è successo, cosa succede?”
“Cos’è la cosa più giusta da fare?”
Il cambiamento è una costante della nostra vita. Ma ci sono cambiamenti e cambiamenti.
A volte ne arrivano alcuni che investono la nostra vita personale o professionale in modo rilevante. Non è sempre la “grandezza” o “l’importanza” che contano. Sono molte le variabili che fanno sì che ce ne siano alcuni che ci spingono a dire:
“E ora che succede?”
La prima cosa da riconoscere è: di che cambiamento stiamo parlando.
Il cambiamento è un evento, è situazionale: è qualcosa che è successo!
Quindi la domanda “E ora che succede?” deve trasformarsi in “E ora cosa posso far succedere?”, “Come devo cambiare io perché ci sia un nuovo inizio?”
Grazie all’approccio alla gestione della transizione (a quella fase cioè che ha inizio dall’evento-cambiamento) che ho appreso dalla metodologia di William Bridges aiuto i miei coachee a rispondere a queste domanda e a definire la prospettiva e la strategia giusta per immergersi nel presente e cominciare a riprogettare e realizzare il futuro.
Integrando le tre fasi del processo della gestione della transizione secondo il modello di Bridges con il coaching si avvia un percorso originale che diventa occasione di consapevolezza e un potente acceleratore di passaggio verso nuovi inizi.
Un percorso standard di coaching in transition prevede 8 – 10 ore con un numero di sessioni variabile a seconda della durata della singola sessione. La durata complessiva del percorso oscilla tra le 16 e 18 settimane.
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